Sostenibilità

Si chiama politica l’inquinamento del Gargano

Dopo essere stato al primo posto tra i nuovi parchi nazionali, il Gargano è stato inesorabilmente condannato a ricoprire l’ultimo posto della speciale classifica.

di Redazione

Dopo essere stato, per diversi anni, al primo posto tra i nuovi parchi nazionali, il Gargano è stato inesorabilmente condannato a ricoprire l?ultimo posto della speciale classifica. E il merito o il demerito è da attribuirsi soprattutto all?attuale consiglio di amministrazione, fortemente politicizzato. Nel 2002 sembrava logico per tutti che l?uscente consiglio di amministrazione dovesse essere rinnovato, a titolo di riconoscimento per l?ottimo lavoro svolto durante il mandato. E invece nessun consigliere è stato riconfermato. Al ministero dell?Ambiente non servivano più persone veramente esperte in parchi e riserve naturali, con qualificati curriculum e militanza pluriennale nelle associazioni ambientaliste. Servivano solo persone di un certo colore politico che dovevano fare un certo lavoro.

Oggi la tutela ambientale, la conservazione degli habitat, la valorizzazione delle tradizioni e degli antichi mestieri, dei prodotti tipici, sono argomenti desueti. Altre sono le finalità dell?ente. I garganici, dopo anni di speranze e inutili lotte di campanile, avevano finalmente trovato nel parco un motivo vero di unione e di crescita, in cui credere veramente. La gente proponeva progetti nuovi, i giovani si buttavano in imprese mai sognate prima. Le manifestazioni culturali e scientifiche, di conservazione, di tradizioni popolari erano all?ordine del giorno. Il Gargano era diventato un vulcano di idee e di progetti. Oggi tutto tace. Si è ripiombati nel buio degli anni più tristi. Le stesse forze dell?ordine, dedite alla tutela ambientale, affermano purtroppo che il parco è come se non ci fosse. Con 500mila euro disponibili per l?abbattimento di opere abusive mai utilizzati.

Addirittura, l?ente parco ha autorizzato la realizzazione di un progetto regionale di costruzione di un impianto industriale complesso per rifiuti solidi urbani, ubicato nel bosco di Vieste, quasi al confine con la Foresta Umbra, in piena zona 1 del Parco nazionale. E non è tornato indietro sulla decisione, neanche di fronte alla forte contestazione popolare. Forse sarebbe bene dare uno sguardo ai modelli di gestione di altri parchi nazionali, per esempio quelli del cosiddetto Terzo mondo. Ci sarebbe molto da imparare.
Di Franco Ruggieri, WWF Vieste

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